Storia a Statuto

1848/1921 DALLE PRIME SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO AL FASCISMO

Nella seconda metà dell’800, a seguito delle profonde modificazioni economiche e sociali conseguenti all´avvio dell´industrializzazione e alla formazione dello Stato unitario, si sviluppa il movimento associativo delle classi lavoratrici. Nascono così le prime SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO e le SOCIETÀ OPERAIE DI MUTUO SOCCORSO con gli scopi principali dell´assistenza, beneficenza e mutualità, ma ponendosi fin dal principio come punto di riferimento per la nascente classe operaia . Da questo humus nascerà a Milano, proprio per iniziativa delle S.O.M.S., la prima Camera del Lavoro.
Influenzate da ideali mazziniani, anarchici e socialisti, le S.M.S. perdono rapidamente la apoliticità delle origini, anche se, in assenza di una linea politica comune, alcune si dedicano esclusivamente alla beneficenza e al mutuo soccorso, mentre altre scelgono anche di impegnarsi attivamente a fianco dei lavoratori nella loro battaglia contro lo sfruttamento.
Basandosi su principi quali la mutualità, la giustizia e la libertà, le S.M.S. diventano soggetti essenziali per la creazione di luoghi di ritrovo, di cultura, di istruzione e di formazione politica favorendo nel nascente proletariato la presa di coscienza della propria condizione sia politica che sociale. Tra gli impegni più importanti e più diffusi fra le S.M.S. sono da ricordare le campagne di istruzione e alfabetizzazione degli operai.
Un primo tentativo di coordinarsi a livello nazionale viene realizzato con scarsi risultati nel 1899 con la costituzione della Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso. Nei primi vent´anni del 1900 il movimento associativo si sviluppa e si diversifica con la costituzione di CIRCOLI ricreativi, culturali e sportivi. Nascono in questo periodo, in particolare nella Toscana, le CASE DEL POPOLO, nuove forme di sodalizio fra lavoratori che riunificano i diversi ruoli svolti dalle S.M.S.; sedi destinate non solo all´organizzazione politica, ma anche luoghi di ricreazione dove i lavoratori possano trascorrere le loro domeniche e le ore libere dal lavoro.
Negli anni della Grande Guerra lo sviluppo dei movimenti associativi viene inevitabilmente rallentato, tuttavia i CIRCOLI culturali, le CASE DEL POPOLO e le S.M.S. sono impegnati in una campagna contro la guerra e nel contempo in tutte le sedi si promuovono aiuti ed assistenza per i cittadini, per i soldati e per le loro famiglie.


1922-1944 IL PERIODO FASCISTA

L´avvento del fascismo è contrassegnato da una vasta azione che mira a distruggere tutti i movimenti di libero associazionismo ed alla loro progressiva integrazione (con le buone ma soprattutto con le cattive maniere) nel sistema fascista.
Il nuovo regime, prima di abrogare tutte le libertà individuali, toglie alle organizzazioni dei lavoratori le loro sedi politiche, sindacali e associative.
Il fascismo, nonostante si trovi di fronte ad una tenace resistenza, riesce a far chiudere o trasformare in “Case del Fascio” quasi tutte le sedi dell´associazionismo. Già nel febbraio del 1921, lo citiamo come esempio, viene sgomberata dai Carabinieri con l´ausilio dell´artiglieria la sede della SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO di Scandicci. L´accusa di svolgere attività sovversive, la connivenza e l´intervento degli apparati dello Stato facilita l´espulsione dei lavoratori dalle sedi delle quali sono legittimi proprietari e porta, nel 1924 ad un Decreto Legge per lo scioglimento delle S.M.S. e di associazioni di questo tipo.
Il colpo decisivo con cui la gerarchia fascista riesce a troncare ogni resistenza viene portato nel 1926 con le Leggi Speciali e la costituzione dell´Opera Nazionale Dopolavoro, organo questo predisposto ad assorbire nella struttura fascista tutte le forme di associazionismo.


1945-1957 DALLA LIBERAZIONE DEL NAZIFASCISMO ALLA NASCITA DELL’ARCI 

Con la liberazione dell´Italia dal nazifascismo rinasce la possibilità per i cittadini di autorganizzarsi in associazioni politiche, culturali, sportive, ricreative. In questo contesto vengono recuperate anche le esperienze effettuate dai lavoratori a partire da fine ottocento, compreso il recupero del patrimonio culturale e immobiliare legati a quella fase della storia nazionale, traumaticamente interrotta dal fascismo.
I cittadini, i lavoratori sono impegnati al restauro e alla ristrutturazione degli immobili usciti fatiscenti dall´incuria e dalla guerra.
La volontà di creare centri di vita democratica si esprime attraverso una grande mobilitazione che comporta sottoscrizioni e lavoro volontario, nonostante le cattive condizioni economiche. Lo slancio entusiastico del dopo-fascismo non consente una sufficiente riflessione sui problemi legali, come quelli della regolarizzazione delle proprietà delle sedi sociali riconsegnate dai Comitati di liberazione; non si considera che, con la caduta del fascismo, i beni immobili del regime e delle associazioni, in quel periodo create, sono passati allo Stato. Ciò produce una situazione di incertezza del diritto che consentirà allo Stato, ai suoi organi di polizia e al Governo di avviare una azione multiforme contro il movimento associativo, specialmente quando questi è di matrice progressista e di sinistra. Già dal febbraio del 1945 l´Intendenza di Finanza comincia a reclamare come propri molti locali consegnati all´Associazionismo, riesce a sfrattare o a chiedere affitti consistenti alle forze sociali che vi sono insediate.
Non sono molti i CIRCOLI che riescono ad anticipare l´azione di rivalsa dello Stato chiedendo al Tribunale la convocazione dell´Assemblea dei soci per procedere all´annullamento della “donazione” forzata fatta a suo tempo dal fascismo.
Sempre nel ´45, nella seconda metà dell´anno, attraverso decreti, era stato deciso il futuro assetto di due importanti organizzazioni; l´OND (l´Opera Nazionale Dopolavoro, creata in periodo fascista) era stata denominata ENAL sotto la direzione di un Commissario di nomina governativa, il CONI era passato dalle dipendenze del Partito Nazionale Fascista a quella del Consiglio dei Ministri, senza modifiche alla legge istitutiva del 1942. Verso la fine del 1947 si consuma la rottura, a livello governativo, dell´unità antifascista, che produrrà conseguenze a cascata in tutte le organizzazioni unitarie). Sono le prime consegiuenze della guerra fredda e della divisione del mondo in blocchi. Dopo le elezioni del 18 aprile si succedono governi centristi forti. Lo Stato si accanisce contro i CIRCOLI della sinistra.
La censura contro il mondo della cultura riprende ad agire. E´ in questo contesto che, mentre le sinistre cercano di conservare l´unitarietà del movimento circolistico nell´ENAL, puntando alla sua democratizzazione, prima i cattolici, poi i repubblicani, costituiscono proprie organizzazioni del tempo libero; nascono le ACLI, l´ENDAS, la GIAC, ecc.., alle quali vengono riconosciuti tutti i benefici di legge e concessa l´utilizzazione di impianti e attrezzature appartenenti all´ENAL e al Commissariato della gioventu´. Nel 1955 il Ministro Scelba firma il nuovo statuto dell´ENAL, che non accoglie nessuna delle istanze di sua democratizzazione.
Matura cosi´ l´idea di costituire una organizzazione nazionale di tutti i CIRCOLI, CASE DEL POPOLO, S.M.S. che si riconoscono negli ideali e nei valori democratici e antifascisti . In Alcune province italiane si formano alleanze tra i CIRCOLI e nel 1956 si costituiscono in “Alleanza per la ricreazione popolare”. Un comitato nazionale di iniziativa promosso con particolare vigore dai CIRCOLI di Bologna, Firenze, Novara, Pisa e Torino indice il convegno “per una convenzione nazionale della ricreazione”.
Il convegno si svolge a Firenze e discute un documento preparato dal “Comitato d´iniziativa” dove viene constatato che “manca un organismo nazionale il quale, al di sopra di ogni interesse di parte e compreso delle piu´ profonde aspirazioni civili e culturali del popolo, rappresenti l´espressione democratica di quanto di vitale esiste in questo campo. Manca cioe´ una organizzazione unitaria per la ricreazione dei lavoratori…”.
La convenzione nazionale approva lo Statuto della COSTITUENDA ASSOCIAZIONE RICREATIVA CULTURALE ITALIANA (ARCI) ed elegge un Consiglio direttivo nazionale di 35 membri che rimarrà in carica fino alla convocazione del congresso nazionale.
La “Convenzione” e´, nei fatti, il primo congresso nazionale dell´ARCI.


1958-1960 LA NASCITA DELL’ARCI E L’ATTIVITÀ DI DIFESA DEL MOVIMENTO CIRCOLISTICO

La decisione di dar vita ad una organizzazione unitaria nel campo culturale e ricreativo non e´ solo legata al desiderio di contrastare le tendenze centralizzanti dell´ENAL e di competere con la vasta azione svolta dai CIRCOLI confessionali e con le iniziative ricreative dei grandi complessi aziendali, ma anche allo sviluppo, iniziato verso la metà degli anni ´50, di nuove possibilità di utilizzo del “tempo libero”.
L´attività delle CASE DEL POPOLO era allora caratterizzata dal lavoro partitico-sindacale e da iniziative promosse da “comitati per divertimenti” (salvo non frequenti eccezioni). L´attenzione principale era rivolta alla difesa delle sedi “popolari” dal rischio dell´esproprio e dalle incursioni degli organi di polizia che tendono a contestarne, anche, licenze e attività (a volte aiutati in questa azione repressiva anche dall´ENAL).
Le forze della sinistra, costrette in posizione difensiva, stentano a sviluppare una sufficiente sensibilità culturale verso i problemi del tempo libero.
Si tenga presente inoltre la condizione di attacco concentrico portato da tutti gli organi dello Stato ai CIRCOLI e all´associazione.
Il tentativo di arricchire la capacità di iniziativa culturale dell´associazione inizia con la preparazione da parte dell´ARCI, assieme alla “SOCIETà UMANITARIA” di Milano di un convegno sul tempo libero.
L´Umanitaria, diretta dall´azionista Bauer, ha una storia incentrata sul rapporto con la cultura europea. Al convegno partecipano intellettuali importanti come lo stesso Bauer, Mario Spinella, Doumazdier (sociologo francese).
L´ARCI cerca anche di costruire, attraverso l´Umanitaria, un tavolo di incontro con le ACLI , che infatti parteciperanno al Convegno: e´ la prima occasione di incontro e dibattito con le ACLI.


1961-1967 DA MOVIMENTO DI DIFESA A ORGANIZZAZIONE CULTURALE

In questo periodo la vita dei CIRCOLI e delle CASE DEL POPOLO risente dei mutamenti profondi in atto nel paese.
Il cosiddetto “miracolo economico”, pur caratterizzato da profondi squilibri, sperequazioni e contraddizioni economico-sociali, determina tuttavia un notevole sviluppo produttivo e l´espansione del lavoro terziario. Aumenta il reddito pro-capite ed aumentano i consumi, in particolare quelli dei beni durevoli. L´espandersi della motorizzazione privata e la televisione hanno conseguenze dirette sulle abitudini e sul costume della gente modificandoli sensibilmente. Le trasformazioni tecnologiche da una parte e la ripresa del movimento sindacale dall´altra, portano alcuni risultati a favore dei lavoratori, come la riduzione dell´orario di lavoro a 40 ore settimanali e l´aumento dei salari fortemente corrosi dalla rapida crescita dell´inflazione. L´ARCI e´ impegnata a favorire l´apertura delle CASE DEL POPOLO al nuovo rappresentato dai giovani.
Si formano le commissioni giovanili ed in alcuni casi veri e propri CIRCOLI autonomi giovanili all´interno delle CASE DEL POPOLO, talvolta in contrapposizione ai Consigli direttivi delle stesse. La campagna di solidarietà con il popolo Vietnamita segna un altro momento significativo di impegno del movimento associativo di quegli anni. Nello stesso periodo l´ARCI, oltre a reagire alla repressione e agli espropri delle proprie sedi territoriali con la costruzione e l´apertura di nuovi CIRCOLI e CASE DEL POPOLO, comincia il suo vero lavoro culturale.
Già verso la fine del 1960 era stata costituita la Cineteca e cominciava a consolidarsi un lavoro nel Cinema.
Nel maggio 1961, con un Convegno organizzato a Firenze, l´ARCI avvia un processo di elaborazione teso a sviluppare una propria iniziativa capace di contribuire al superamento della separazione esistente nel paese fra “la cultura dei semplici” e “la cultura degli intellettuali”. In quel contesto promuove una importante riflessione sulla definizione di “tempo libero”, “tempo di non lavoro” e contemporaneamente un confronto e approfondimento con l´elaborazione teorica riferita a quel tema. Siamo nel periodo in cui il teatro italiano viene fruito solo da un ristretto ceto sociale; la censura imperversa sulla produzione culturale di massa (cinema, musica, TV, ecc.); la scuola media obbligatoria diventa norma di legge solo nel 1962. Nel 1961 viene costituita l´ARTA (Associazione dei radioteleabbonati) con la quale inizia l´azione per arrivare alla riforma dalla RAI (la TV è sotto il controllo diretto del Governo e, in particolare, della DC).
Nel 1962 l´ARTA costituisce centri d´ascolto e il premio per le migliori produzioni televisive, che le consentiranno tra l´altro un rapporto positivo con gli operatori del settore. Non si dimentichi che la prima rilevazione sui tempi di occupazione del telegiornale, da parte dei partiti di governo, e lo studio semiologia dei messaggi televisivi condotto da Umberto Eco, viene effettuata dal SAP, gruppo di ascolto ARCI di Bologna. Nel 1966, il IV Congresso stabilisce che l´ARCI puo´ dar vita a proprie Associazioni in settori specifici dell´attività culturale o ricreativa. Nel 1967 viene costituita l´UCCA e comincia il lavoro di costruzione di ARCI Sport che porterà, negli anni successivi, alla nascita di ARCI Caccia e di ARCI Pesca.
Nell´agosto del 1967, anche grazie all´impegno di Pietro Nenni, allora vicepresidente del Consiglio, giunge, il riconoscimento ministeriale, mentre l´Associazione sta discutendo l´organizzazione di una struttura di servizio impresariale per gruppi teatrali di base presenti nell´ARCI o collegati ad essa. E´ per questo che, a Prato, viene organizzato un Convegno, al quale partecipa anche Dario Fo, per discutere come agire per superare la grave chiusura elitaria e tradizionalista del teatro italiano.


1968-1971 I CIRCUITI ALTERNATIVI E L’ESPANSIONE DELL’ASSOCIAZIONE

L´ARCI affronta il biennio ´68-´69 forte di una elaborazione che la rende sensibile e ricettiva alle tematiche che il movimento giovanile, poi operaio, di quegli anni porteranno avanti.
Per certi versi si potrebbe dire che l´ARCI anticipa parte delle argomentazioni critiche contro la “cultura borghese” e a favore di una crescita culturale di massa. Il giudizio che l´ARCI esprime, già a metà degli anni sessanta, e´ deciso e pesantemente critico verso il mercato e l´industria culturale di quegli anni.
Nel cinema porta avanti una proposta di riforma, critica fortemente la distribuzione commerciale, continua la sua battaglia contro la censura. In campo teatrale, già da alcuni anni ha promosso la nascita di gruppi teatrali (in particolare a Firenze e Perugia con i CUT) e di un nuovo pubblico fuori dalle sedi canoniche.
Il Convegno di Prato del 1967 registra l´incontro fra le formazioni e gli operatori teatrali cresciuti attorno all´ARCI, le esperienze di nuovo teatro, tra cui quella di Dario Fo, da poco avviata a Milano in collaborazione con l´ARCI della città. Nasce da questo clima e da questi rapporti l´esperienza del circuito teatrale alternativo e si sviluppa la stagione dei cineforum. Un´altra esperienza di grande interesse nell´azione culturale dell´ARCI, seppure limitatamente a alcune zone del paese, e´ quella che nasce attorno ai limiti della scuola dell´obbligo. Dal 1968, anche grazie al contributo che viene dalle analisi di Don Milani, alcuni Comitati e CIRCOLI dell´ARCI, soprattutto in Toscana e, in particolare Firenze, sperimentano forme di doposcuola. A appena sei anni dall´estensione dell´obbligo scolare fino ai 14 anni di età, l´Istituzione Scolastica appare impreparata a rendere effettivo questo diritto, emarginando molti ragazzi , quasi sempre, di estrazione operaia o contadina.
L´ARCI passa, rapidamente, dall´idea di estendere i doposcuola alla costruzione di occasioni e sedi di iniziativa per e con i ragazzi, capaci di fornire stimoli e esperienze che la scuola non puo´ dare loro.
In un Convegno immediatamente successivo, a Firenze, nasce la proposta di costruire un movimento dei ragazzi; purtroppo allora non se ne farà nulla.


1972-1978 I MOVIMENTI STUDENTESCHI E DEI LAVORATORI. LA PROGRAMMAZIONE CULTURALE SUL TERRITORIO

Nel 1971 aderiscono all´ARCI 3300 CIRCOLI e CASE DEL POPOLO.
Il tesseramento sfiora i 600.000 soci. In un clima di reazione ai grandi movimenti studenteschi e operai degli ultimi anni ´60 e dei primi anni ´70 vanno collocati anche gli attacchi fascisti ad alcune CASE DEL POPOLO alla fine del 1972. Tra quelle prese di mira dal teppismo fascista e danneggiate seriamente ricordiamo quelle di Sesto San Giovanni (MI), Rufina (FI) e Pisa.
Il movimento circolistico, e´ impegnato in grandi campagne politiche di impegno civile e di solidarietà, attraverso migliaia di manifestazioni organizzate dai CIRCOLI e le CASE DEL POPOLO contro il “golpe” fascista cileno o per sostenere la battaglia referendaria a favore della legge per il divorzio. Nel frattempo, con la costituzione delle regioni e la conseguente abolizione dei cosiddetti “enti inutili”, viene avanzata la proposta formale dell´abolizione dell´ENAL, sancita dal parlamento con la legge del 21/10/78. Si consolida in questi anni il rapporto unitario con Acli e Endas. Insieme le tre piu´ importanti associazioni italiane daranno vita a esperienze unitarie molto significative. Tra queste la raccolta di firme per l´abolizione dell´Enal e la cosituzione nel 1972 del C.I.C.A., comitato interassociativo circoli aziendali. Nel 1973 il fatto di vita interna piu´ importante, l´unificazione tra ARCI e UISP, centrale di cultura, tempo libero e sport.
L´associazione continua a essere un punto di riferimento importante per i movimenti di lotta di quel periodo, soprattutto sul terreno culturale. Prosegue il suo impegno per la democratizzazione della cultura attraverso nuovi strumenti e progetti. Dalla esperienza e dalla critica al circuito alternativo si passa alla proposta della programmazione culturale sul territorio, nel tentativo di coinvolgere nella socializzazione della cultura gli enti locali, profondamente rinnovati nelle elezioni del 1976. Nel 1972 nasce il circuito democratico del cinema, la cooperativa Nuova Comunicazione dell´ARCI promuove nella distribuzione cinematografica film come “S. Michele aveva un gallo” dei fratelli Taviani, “Il Messia” di Rossellini e il cinema latino-americano di Littin, Guerra e altri.


1979-1983 IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONISMO NELLA SECONDA FASE DELLA STORIA REPUBBLICANA

La prima metà degli anni ´80 e´ caratterizzata dall´impegno dell´associazione (dal congresso del 1976 si chiama ARCI, associazione di cultura, sport e ricreazione) nel sollecitare e promuovere la nascita di nuovi soggetti associativi sulla base dei valori propri della sua storia.
Lo slogan e´ creare aggregazione ovunque esprimiamo opinioni, esprimere opinioni ovunque aggreghiamo. Da queste fermento nascono numerosi soggetti associativi, alcuni dei quali, oggi completamente autonomi, sono ancora protagonisti determinanti della nostra società civile. Altre esperienze riconfluiranno invece dentro l´ARCI. Si tratta, ricordandole in modo sommario per capire l´attivismo di quegli anni, della Lega Ambiente e del suo giornale Nuova Ecologia, della LEID, lega emittenza democratica, dell´ARCI KIDS, dell´ARCI GAY, dell´ARCI DONNA, dell´ARCI RAGAZZI, dell´ARCI GOLA, dell´ARCI MEDIA. I loro nomi dicono già quali sono stati i terreni di impegno dell´associazione in quel periodo.
Aggiungiamo a questi solo alcune, tra le tantissime esperienze di lavoro e mobilitazione di quegli anni: dai concerti di Patti Smith e Lou Reed che riaprono la stagione dei grandi concerti dopo la chiusura nelle case negli anni del terrorismo, alla mobilitazione a favore delle popolazioni colpite dal terremoto dell´Irpinia, dall´impegno pacifista, a partire dalla III marcia della Pace Perugia-Assisi, Matite per la pace, Comiso, alla I Biennale dei giovani artisti di Barcellona.
Nell´86 l´associazione cambia ancora modello organizzativo, trasformandosi in confederazione di associazioni autonome. A completare questo mosaico di associazioni autonome, con una storia comune (Uisp, ArciCaccia, Lega Ambiente, Arci Gay, Arciragazzi, Movimento Consumatori ecc.), che aderiscono e costituiscono la confederazione ARCI, nasce nel 1987 ARCI NOVA, che prende l´eredità della vecchia Arci nel rapporto col tessuto circolistico e nell´impegno sul terreno culturale.


1984-1995 LA FINE DELL’ESPERIENZA CONFEDERALE, IL RITORNO ALLA CENTRALITA’ DEI CIRCOLI E IL PROGETTO DELLA NUOVA ARCI

Nella seconda metà degli anni ´80 il sistema confederale Arci stenta a ricondurre ad unità la sua galassia di associazioni tematiche e tende ad una progressiva frantumazione, nonostante che l’orizzonte ideale e culturale resti potenzialmente unitario. L´associazione soffre il rischio di uno scollamento fra la sua dimensione nazionale e le strutture di base, e vive un po´ ripiegata su se stessa alla ricerca di un nuovo modello organizzativo. Nonostante ciò l’universo Arci continua a svolgere una funzione, spesso insostituibile, di aggregazione sociale e di stimolo alla partecipazione, contribuendo alla tenuta democratica e alla difesa dei valori civili nei difficili anni ´80, caratterizzati dal dilagare dell’individualismo e dell’omologazione culturale. In questi anni l´iniziativa dell´Arci e successivamente di Arcinova da vita a progetti culturali importanti, che talvolta assumono rilevanza di livello nazionale ed anche europeo.
All´inizio degli anni ´90, con il crollo dei sistemi del cosiddetto “socialismo reale” e le grandi modificazioni dello scenario nazionale e internazionale che l’accompagnano, si apre una fase completamente nuova anche in Italia. Il contesto politico muta profondamente, la vicenda di tangentopoli apre la strada ad ulteriori cambiamenti, entra in crisi la credibilità del sistema dei partiti, si allarga la distanza fra cittadini, politica ed istituzioni, creando un pericoloso indebolimento della dimensione pubblica della vita civile. Un vuoto di rappresentanza e di relazioni che spesso viene colmato proprio dalle funzioni svolte da associazioni, organizzazioni della società civile, movimenti che con diverse modalità si fanno interpreti di un bisogno di protagonismo civile non soddisfatto.
La Confederazione Arci, che non a caso intitolava il suo congresso del 1989 “per una cultura europea della solidarietà e delle differenze”, ed Arcinova, creata per dare nuova vitalità al ruolo dei circoli di base, reagiscono alle sfide poste dai grandi cambiamenti in atto approdando a una comune volontà di rinnovamento che parte anzitutto dal recupero dei valori originari dell’esperienza storica dell’Arci: la solidarietà, la mutualità, la promozione e la sperimentazione culturale, la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita democratica. Un processo che si fonda sul pieno recupero delle funzioni storiche di circoli e case del popolo, strutture portanti del sistema Arci, rete di luoghi della partecipazione consapevole e della promozione umana e civile degli individui attraverso le esperienze collettive.
In questa fase il processo di rinnovamento dell’Arci produce nuovi settori di attività che sempre più si integrano con le funzioni tradizionali dei circoli, nel campo dell’impegno sociale e della solidarietà, della cooperazione e delle relazioni internazionali, delle iniziative di lotta all´esclusione sociale e al razzismo.
Nel 1994 inizia il percorso che porta alla costituzione di “Arci Nuova Associazione”, soggetto in cui confluiscono Arcinova e molte delle esperienze nate negli ultimi anni nell’ambito della Confederazione (arcisolidarietà, solidarietà internazionale, nero e non solo ecc.). L’intento è quello di raccogliere l’eredità della tradizione associativa di base dell´Arci, con i suoi valori originari di mutualità e solidarietà, e investirla in un nuovo progetto adeguato ai bisogni della società che cambia. Al centro di questo progetto, di cui Arcinova è la struttura portante, ci sono le persone e i loro bisogni, l’emergenza di nuovi soggetti sociali, l’innovazione delle poltiche di welfare, i diritti di cittadinanza, la cultura della convivenza e della pace, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Altre realtà da sempre legate all’Arci come la Uisp, o nate più recentemente nel suo ambito come Legambiente, Arci Gay, Arci Ragazzi e Movimento Consumatori, stipulano con la nuova associazione un patto federativo, aperto ad accogliere altre esperienze.


1996-2004 L’OPPOSIZIONE AL BERLUSCONISMO, LA STAGIONE DEI MOVIMENTI, IL NUOVO PROTAGONISMO POLITICO DELL’ARCI

Nel 1994 diventa presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con una forte affermazione elettorale di Forza Italia, movimento politico nato come risposta neoconservatrice alla crisi del sistema democristiano, attorno al quale si consolida un nuovo asse di centro-destra che imprime una svolta iperliberista in campo economico. È l’inizio del ‘berlusconismo’, con l’affermarsi di un modello di società fondato sull’ individualismo, l’abbassamento dei diritti e delle tutele sociali. Sono tendenze che segneranno a fondo la nostra società, nonostante la parentesi, dal ’96, dei cinque anni di governo Prodi. Sono anche gli anni della guerra della NATO contro la Serbia. L’Arci si schiera decisamente contro la scelta del governo di centro sinistra di partecipare alla missione e promuove iniziative di solidarietà nei paesi dell’ex-Jugoslavia. Nel 1997, all’XI congresso nazionale, viene eletto presidente Tom Benetollo, che contribuirà  al rilancio progettuale e politico dell’associazione. Nella seconda metà degli anni ’90, l’Arci è fra i fondatori del Forum Nazionale del Terzo Settore, di Banca Popolare Etica, di Libera e di TransFair. Sempre in questo periodo l’Arci consolida il suo impegno per la pace e il disarmo e molte delle sue tradizionali campagne in campo sociale e culturale. Dopo Seattle (settembre 1999), il movimento di critica alla globalizzazione neoliberista si espande in tutto il mondo. L’Arci sceglie di esserne parte attiva, e partecipa al primo Forum Sociale Mondiale. Nel luglio del 2001 è tra i promotori delle iniziative organizzate a Genova in occasione del G8. Nel capoluogo li
gure confl uiscono centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, da tutto il mondo. La repressione delle forze dell’ordine contro i manifestanti è violentissima. L’11 settembre dello stesso anno c’è l’attentato alle Torri Gemelle di New York e gli Usa attaccano l’Afghanistan in nome della guerra globale al terrorismo. Il 14 ottobre si svolge una delle più grandi marce della Pace Perugia-Assisi con una foltissima partecipazione dell’Arci. Il 23 marzo 2002 partecipa alla enorme manifestazione della CGIL contro l’attacco del governo all’articolo 18 delle Statuto dei lavoratori. Intanto svolge un ruolo determinante nella preparazione del primo Forum Sociale Europeo che si tiene a Firenze in novembre e che registra un successo straordinario di partecipazione e di consensi. Pochi mesi dopo, il 15 febbraio del 2003, contro la minaccia di una nuova guerra Usa all’Iraq, 110 milioni di persone si mobilitano in tutto il mondo. La manifestazione più imponente si tiene a Roma, promossa dal comitato unitario Fermiamo la Guerra, di cui l’Arci fa parte. La mobilitazione continuerà anche nei mesi successivi, per chiedere la fi ne della guerra e dell’occupazione militare dell’Iraq. In questi anni l’Arci si caratterizza come un enorme laboratorio sociale, politico e culturale. Migliaia di eventi coinvolgono le sue strutture territoriali e mostrano un’associazione vitale, che si misura con i grandi temi della pace, della giustizia, dei diritti, dell’equità sociale, di un diverso modello di sviluppo. Nel 2004 muore improvvisamente Tom Benetollo. È un colpo durissimo per l’associazione, che però reagisce con maturità e grande unità, riprendendo il cammino tracciato da Tom.


2004-2013 L’ASSOCIAZIONISMO MOTORE DI RICOSTRUZIONE SOCIALE E CULTURALE NEGLI ANNI DELLA CRISI GLOBALE

Nell’ottobre del 2004 si tiene a Roma il congresso straordinario che elegge presidente Paolo Beni. Nei mesi seguenti l’associazione dedica grande impegno alla costruzione di coordinamenti nazionali per aree tematiche di lavoro, per potenziare il coinvolgimento delle strutture territoriali nell’elaborazione politica e programmatica. Fra il 2004 e il 2005 si tengono importanti approfondimenti seminariali sui temi delle attività internazionali, della cultura, del welfare, degli strumenti organizzativi. Cresce l’impegno dell’Arci nei settori dell’altraeconomia, della fi nanza etica, dell’ambiente, della lotta alle mafi e, insieme all’intensifi carsi del lavoro sul terreno della cittadinanza, dell’equità sociale, dei diritti dei migranti, della lotta al precariato, della difesa della scuola pubblica. Nel febbraio del 2006 a Cervia si tiene il congresso nazionale, dopo una campagna congressuale molto partecipata. In un clima fortemente unitario, il congresso conferma la presidenza di Paolo Beni. Col congresso di Cervia l’associazione decide di tornare a chiamarsi semplicemente Arci, come nel 1957: il miglior segnale di vitalità per un’associazione antica e capace di grande modernità, che a cinquant’anni dalla sua fondazione continua a rivestire un ruolo fondamentale nella società italiana. Nel 2007, con un’ampia partecipazione di soci e personalità istituzionali, si tengono a Firenze le celebrazioni per il cinquantenario dalla fondazione dell’Arci. Negli anni seguenti l’associazione, che continua a crescere nel numero di iscritti e di circoli affi liati, diversifi ca ulteriormente le sue attività per meglio rispondere alla mutata domanda sociale e rilancia con forza la propria iniziativa politica nell’ambito dell’azione unitaria del terzo settore italiano. Nel 2008 si tiene a Pesaro un importante seminario interno di rifl essione sui temi delle modifi cazioni sociali e culturali in atto nel paese e dell’innovazione delle politiche di insediamento e di sviluppo dell’associazione nei territori. Il successivo congresso nazionale, che conferma Paolo Beni alla presidenza, si svolge a Chianciano nella primavera del 2010. La crisi economica e fi nanziaria globale iniziata nel 2008 sta producendo anche in Italia effetti pesanti. Crescono il disagio sociale, la disoccupazione, la condizione di insicurezza e precarietà di fette sempre più ampie della popolazione. Al tempo stesso le scelte del governo Berlusconi stanno trascinando la società italiana in una profonda regressione culturale e morale, è sempre più evidente la crisi dell’etica pubblica e della democrazia. Dopo le dimissioni del governo Berlusconi, si insedia il 18 novembre del 2011 il ‘Governo tecnico’ guidato da Mario Monti. Apprezzato dall’Ue, il nuovo governo si attiene rigidamente ai diktat europei, inasprendo le politiche di austerity imposte dalla Troika e gradite ai mercati internazionali. Questo comporta una politica di tagli che rende la crisi sociale sempre più aspra e precipita il paese nella recessione. Con la conferenza organizzativa tenuta a Tivoli nel novembre del 2012, l’Arci rilancia con forza il suo progetto associativo proponendosi come motore, nei suoi circoli e nelle comunità locali, di un capillare lavoro di animazione sociale e di ricostruzione culturale, necessario al Paese per uscire dalla crisi. Intanto, nello scenario politico, accadono importanti novità. Nel dicembre del 2012, il PdL ritira l’appoggio al governo Monti e il Presidente della Repubblica scioglie le Camere con alcune settimane di anticipo rispetto alla scadenza della Legislatura. Il 24 e 25 febbraio 2013 si tengono le elezioni politiche che fanno registrare una vittoria di stretta misura della coalizione di centro-sinistra sul centro-destra, e una affermazione del Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo. Il 22 marzo il Presidente della Repubblica affi da un mandato esplorativo per formare il nuovo Governo a Pierluigi Bersani, che però Il 28 marzo è costretto a rimettere il mandato senza alcun esito positivo. Il 19 aprile, dopo l’esito fallimentare delle candidature a Presidente della Repubblica di Franco Marini e Romano Prodi, Bersani si dimette da segretario del Partito Democratico. Il 20 aprile Giorgio Napolitano viene eletto per il secondo mandato e dopo 4 giorni affi da ad Enrico Letta l’incarico di formare un governo di ‘larghe intese’, che ottiene la fi ducia del Parlamento. A giugno l’Arci organizza a Viterbo il suo Forum nazionale, occasione di incontro, scambio di esperienze e dibattito con i circoli di tutta Italia, per capire come l’associazione possa svolgere un ruolo più effi cace in un periodo segnato dalla più grave crisi economica, sociale e culturale del dopoguerra. Tre i temi al centro del dibattito: democrazia, politica e partecipazione, crisi economica e risposta sociale, cittadinanza e diritti. Alla ripresa autunnale, con l’approvazione del documento preparatorio da parte del Consiglio nazionale, inizia il percorso verso il XVI Congresso nazionale, che si svolgerà a marzo del 2014.