Fondo per l’Africa: le risorse per la cooperazione allo sviluppo usate per esternalizzare e militarizzare le frontiere

Con la legge di Bilancio, il MAECI ha istituito un fondo straordinario chiamato Fondo per l’Africacon una dotazione di 200 milioni di euro. Il  fondo, anziché finanziare soltanto azioni in favore delle popolazioni africane in difficoltà, prevede stanziamenti consistenti per interventi  di contrasto all’immigrazione e controllo delle frontiere. Parte di questi fondi sono inoltre transitati per i contenitore europeo dei Fondi Fiduciari, dando luogo a un sistema di vasi comunicanti – sia tra Italia ed Europa, sia tra ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione italiana e Ministero degli interni, sistema che rende difficile la tracciabilità dei fondi e il monitoraggio del loro utilizzo. L’esempio più esplicito è il fondo per il Niger: 50 milioni di euro che, transitando per il Fondo Fiduciario Europeo, vanno direttamente a rafforzare il budget strutturale di uno dei paesi più poveri al mondo. Con questi fondi il Niger s’impegna a creare nuove unità specializzate per il  controllo dei confini e nuovi posti di frontiera. Una militarizzazione delle frontiere che obbliga i migranti a uscire dalle rotte abituali, aumentando  il rischio d’incidenti e morti, trasformando così anche il deserto, come già il Mediterraneo,  in un cimitero a cielo aperto
Un altro esempio di distorsione delle risorse è quello della Libia, per la quale il MAECI stanzia 10 milioni di euro, gestiti dal Ministero degli Interni Italiano, che si aggiungono ad altri 2.500.000 euro destinati a  finanziare la riparazione di quattro motovedette assegnate alla guardia costiera libica, responsabile di operazioni violente di intercettazioni e respingimento dei migranti in mare.
Con la stessa logica 12 milioni di euro sono stati destinati al Governo Tunisino per acquisire mezzi di pattugliamento delle zone costiere (6 motovedette), un sistema di rilevamento delle impronte digitali, materiale di tele-radiocomunicazioni ed equipaggiamenti per il controllo marittimo e terreste finalizzati al contrasto del traffico di migranti e alla ricerca e soccorso in mare.
È evidente che l’uso dei fondi allo sviluppo per attività di controllo delle frontiere, con sistematiche violazioni dei diritti umani, rappresentano una palese negazione del principio di “cooperazione e dialogo” volto a favorire il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni che vivono in situazioni di disagio socioeconomico nel continente africane.
Per questi motivi è urgente e indispensabile modificare la destinazione d’uso di queste risorse previste nella legge di Bilancio 2018, per assicurarne il corretto utilizzo per attività di cooperazione allo sviluppo, come previste dalla legislazione italiana ed internazionale.
In allegato il documento di Arci e Arcs che verrà inviato al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Affari Esteri e a tutti i parlamentari: documento_su_Fondo_Africa.doc

Roma, 24 novembre 2017


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